Caldo Cuscino: pericoloso

caldo cuscino   Il Caldo Cuscino finisce sotto sequestro: il morbido sacchetto che ha in gran parte sostituito la cara vecchia borsa dell’acqua calda, non è proprio innocuo. Anzi è risultato essere molto pericoloso: il prodotto rilascia emissioni di derivati del petrolio (toluene, benzene, etc) 10 volte superiori al limite consentito. La Guardia di Finanza di Monopoli ha sequestrato circa 25.000 pezzi su tutto il territorio nazionale, presso grossisti e acquirenti e il Codacons sta preparando azioni legali per risarcire chi ha acquistato il prodotto. Andiamo con ordine. Come funziona il Caldo Cuscino? Grazie a un dispositivo elettrico (a bassa tensione) che riscalda il liquido all’interno del sacchetto, l’articolo rilascia calore per diverse ore. Durante alcune attività di controllo, però, ci si è resi conto che il prodotto emanava un odore pungente. I sospetti hanno spinto la Procura di Bari a coordinare una serie di verifiche, dalle quali è emerso che il prodotto rilascia emissioni di derivati del petrolio (toluene, benzene, etc) 10 volte superiori al limite consentito esponendo il consumatore al rischio cancerogeno per inalazione. [banner type="default" corners="rc:0"]Addirittura, in caso di funzionamento, le emissioni di queste sostanze raggiungono valori estremamente alti, tali da far incorrere i consumatori in rischi concreti. Le analisi, condotte dal Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Bari, hanno individuato “quantità significative di idrocarburi alifatici, idrocarburi aromatici ed idrocarburi clorurati”, attenzionando soprattutto le sostanze di cui è nota, e quindi classificata, la pericolosità per esposizione inalatoria al rischio cancerogeno”. Insomma, è il caso di dirlo, la notizia è di quelle che scottano. L’articolo, importato e commercializzato in Italia da una società di Noci (BA), nelle sue due varianti identificate con codici “EN-85071” e “EN-86153”, veniva importato direttamente dalla Repubblica Popolare Cinese (ove era fabbricato) e rivenduto in tutta Italia. Sembra che prima di essere commercializzata il prodotto veniva sottoposto a controlli da parte di una società anglosassone, al fine di ottenere le necessarie certificazioni per essere immesso in commercio all’interno dell’Unione Europea. Tuttavia,[banner network="altervista" size="300X250" corners="rc:0"]continua
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