Carceri: adesso se ne dovrà occupare la Caritas!

E’ davvero incredibile che uno Stato che si definisce moderno oggi si debba confrontare con una realtà carceraria assimilabile ad un Paese del terzo mondo. Un’emergenza che trova nel sovraffollamento delle carceri la sua massima espressione di disagio e che ora si trova a dover affrontare un’emergenza aggiuntiva che dopo essere passata per i disagi della sanità carceraria, culmina con l’impossibilità per gli Enti preposti, di assolvere alle esigenze quotidiane a causa della mancanza di fondi che pare sia divenuta endemica. Lo evidenzia anche la Cisl, che di fronte ad una situazione di collasso economico delle carceri, si rivolge, riteniamo con un certo imbarazzo, alla Caritas affinchè provveda a risolvere alcuni problemi quotidiani come, ad esempio, comprare la carta igienica, il sapone e i detersivi per lavare i pavimenti. Ecco la lettera pubblicata integralmente, ma alla fine una riflessione occorrerebbe farla. Ma dove sono i nostri politici quando si chiede loro di affrontare simili emergenze? «La scrivente O.S. (organizzazione sindacale, ndr) è con la presente a chiedere a codesta spettabile organizzazione pastorale di voler trovare il modo nell’ambito delle proprie prerogative umanitarie e di promozione della «testimonianza della carità nella comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni» di rifornire gli II. PP. di Parma di materiale igienico, che malgrado gli encomiabili sforzi del Direttore dell'Istituto, si è nell'oggettiva impossibilità di acquistare dati i costanti e massicci tagli operati sul relativo capitolo di spesa (per intenderci, lo stesso utilizzato per l'acquisto di carta, toner e cancelleria varia).   Si pensi che da circa due mesi manca il prodotto per lavare i pavimenti, la candeggina, la carta igienica e persino il sapone per le mani.   Tutto ciò avviene, è bene ricordarlo, in un contesto già di per se assai problematico a causa del sovraffollamento di cui soffrono tutti gli Istituti di Pena del territorio nazionale (in Emilia Romagna circa 4.400 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 2.394 detenuti), nei quali, leggendo lo studio elaborato dall'Eurispes, su dati del Ministero della Giustizia, sono diffuse diverse malattie fonte di rischio per il personale operante e per la popolazione detenuta (es. tossicodipendenza 21%, malattie epatobiliari 10,9%, malattie infettive 6,6%, malattie respiratorie 5,5%).   Si ricorderà, per di più, che proprio presso gli II.PP. di Parma, all'inizio dell'anno in corso, un agente di polizia ha contratto la TBC. Si pensi che, a conferma di quanto la tubercolosi in carcere rappresenti una rischio concreto per lavoratori e detenuti, recenti studi, affermano che una persona in carcere rischia di ammalarsi di TBC 23 volte di più di un qualunque cittadino libero e ha un rischio 26 volte maggiore di avere la Tbc latente (la forma asintomatica in cui il batterio che causa la malattia non si manifesta se non dopo molti anni). Si arriva alla preoccupante asserzione che un caso su 11 di tubercolosi diagnosticato nella popolazione generale è attribuibile a un qualche contatto intervenuto con la popolazione carceraria.   Capirete bene come l'attuale drammatica situazione igienica all'interno degli II.PP. di Parma non sia più tollerabile e come la politica dei tagli lineari operata dall'attuale Governo stia rischiando di provocare danni irreparabili per la salute e la sicurezza dell'intera comunità. Nella certezza che, data la gravità di quanto segnalato, riusciate a trovare il modo per soddisfare la richiesta formulata in premessa, si porgono Cordiali saluti».
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