Crisi economica: basta, ribelliamoci, altre tasse e 75 lavoratori su cento non riescono più ad arrivare alla fine del mese

La crisi sta cambiando le abitudini degli italiani, ma forse sarebbe meglio dire che la crisi economica, insieme ai correttivi messi in atto dall’attuale classe dirigente, sta peggiorando la vita degli italiani, a volte in modo davvero drammatico. Lo dimostra il fatto che con l’aumento delle tasse sulle buste paga un lavoratore che percepisce 1.500 euro dovrà fare a meno di 150 euro, cui si aggiunge il peso della prossima IMU, l’aumento a breve dell’IVA, aggiunto all’aumento delle tasse locali. Risultato, gli italiani non ce la fanno più stretti da una crisi che non da sbocchi e che si aggrava in maniera pesante a causa anche dell’aumento dei costi dei carburanti. L’attuale classe dirigente, continuazione logica della fallimentare classe dirigente che unita con l’opposizione l’ha preceduta, al di là delle vetrine che sbatte in faccia agli italiani, quando si affaccia nel mondo riscuotendo successi a fronte delle innumerevoli manovre fatte sui redditi dei nostri connazionali, sta soffocando l’intera economia, risultando fallimentare nei confronti degli imprenditori, basti pensare che vantare un debito con lo Stato presuppone una pazienza che può giungere fino ai quattro anni prima di giungere a riscossione del credito, sta risultando deleteria nei confronti dei lavoratori che percepiscono gli stipendi fra i più bassi rispetto ai Paesi sviluppati, sta stritolando il Paese con una serie di tasse ed imposte che, oltretutto e a dirlo sono i migliori osservatori economici, non serviranno a nulla, visti gli sprechi della cosa pubblica che gravano per qualcosa come 800 miliardi di euro. Poiché ci chiediamo che per capire come si affama una famiglia, bisogna entrare all’intero della stessa, la proposta potrebbe essere quella di accogliere benevolmente una maggiore tassazione degli stipendi, come abbiamo visto sopra, ma ad una condizione, che quei politici che propagandano con tanto vigore tali contrazioni a danno dei cittadini, coprendosi con slogan stupidi del tipo “Decreto Salva Italia”, operino sulla loro busta paga analogo provvedimento. [banner size="160X600" type="default" align="alignleft"]E visto che chiedere ad una famiglia monoreddito ulteriori maggiori tasse per 150 euro a fronte di uno stipendio di 1.500 euro corrisponde ad una epurazione del 10%, chiediamo a quei politici che percepiscono 200 mila euro all’anno, ad esempio, di far fronte ad una maggiore imposta pari a 20 mila euro all’anno e vediamo che faccia farebbero e non solo, obblighiamoli a viaggiare coi loro mezzi, pagando la benzina come tutti gli altri, obblighiamoli a frequentare gli stessi ospedali, facendo la fila come tutti gli altri e pagare le stesse imposte di tutti i loro connazionali. Già ci pare di vedere le facce di coloro che criticano simili ragionamenti additandoli come populistici e demagogici, ma ci può anche stare,  perché, solo così pur con un’operazione di facciata è possibile accostarsi a quei problemi della collettività a fronte anche di un altro dato che ci giunge da un sondaggio effettuato  da CareerBuilder.it, uno dei siti più visitati per la ricerca di lavoro in Italia ed è il sistema di recruiting sul web a maggiore tasso di crescita del mercato italiano, che denuncia come su cento lavoratori italiani, ben 33 non sia riuscito a coprire le spese mensili lo scorso anno, figuriamoci quest’anno e, posto che nel frattempo non abbiano perso il lavoro. Così come, fatto cento il campione di intervistati, settantacinque di questi ha finito i soldi prima dell’arrivo della successiva busta paga, ma quasi 20 di questi lavoratori non è riuscito ad aspettare il successivo stipendio ed è rimasto senza soldi. Ancora, il trentatre per cento non è riuscito a coprire le proprie spese mensili l'anno passato e, con l'incalzare della crisi molti lavoratori faticano ad arrivare alla fine del mese. Il settantacinque per cento del campione intervistato ha dichiarato di esaurire lo stipendio in concomitanza con l'arrivo della busta paga successiva. [banner network="altervista" size="300X250" align="alignright"]"I lavoratori stanno adottando una serie di tattiche per arrivare alla fine del mese" dice Tony Roy, Il presidente, CareerBuilder EMEA. "Che sia limitare il budget o trovare altre fonti di reddito, tutti i lavoratori stanno facendo del loro meglio per difendersi dalla crisi. La recessione potrebbe causare anche problemi a lungo a termine per quei lavoratori che non prendono provvedimenti per il proprio futuro finanziario. Il trentanove per cento dei lavoratori dichiara di non essere in grado di risparmiare nulla, il nove per cento risparmia meno di 60 Euro al mese e il 25 per cento meno di 120 Euro mese. E poiché l’indagine ha coinvolto lavoratori con stipendi sicuri che a causa della recessione sono in queste condizioni, che dovranno dire coloro che invece di sicuro non hanno più nulla se non lavori saltuari e spesso pure mal pagati? Insomma, ribelliamoci!
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