Crisi economica: come son cambiate le abitudini degli italiani

  In dieci anni gli italiani hanno dimezzato le uscite al ristorante. Rinunciano sempre più spesso ai trattamenti di bellezza, alle serate al cinema e al teatro. Non solo: hanno ridotto la spesa per i tabacchi – se prima acquistavano cinque pacchetti di sigarette a settimana, ora se ne fanno bastare tre – e addirittura l’uso dell’automobile, in calo di ben il 20%. Che la crisi abbia cambiato le abitudini delle famiglie è un dato riconosciuto da tutti. Federconsumatori e Adusbef hanno provato a quantificarlo confrontando i comportamenti di una famiglia tipo dal 2002 a oggi. Alcuni cambiamenti riguardano l’intera popolazione. In dieci anni, le vacanze si sono ridotte del 21% in valore assoluto e nel 45% dei casi si è ridotta la durata. I prodotti alimentari sono in flessione dell’11%. Poi ci sono una serie di cambiamenti nelle abitudini delle famiglie che l’Osservatorio nazionale Federconsumatori ha studiato a partire dalle caratteristiche di una famiglia tipo che guadagna 1900 euro al mese, composta da genitori e un figlio. Le famiglie che rientrano in questa tipologia sono 11 milioni e mezzo. [banner type="default" align="alignleft" corners="rc:0"]C’è però da considerare che il 50% delle famiglie italiane vive con meno di 1900 euro mensili e che il 14,6% dichiaratamente non arriva a fine mese. I dati sul cambiamento di abitudini dal 2002 a oggi riguardano dunque famiglie che partono da posizioni meno critiche e che si ritrovano a fare i conti con le conseguenze generali di un processo di impoverimento che investe tutti, e con la necessità di far quadrare i conti con un budget diventato sempre più insufficiente. Lo studio, basato su un’elaborazione su dati Istat, mette in evidenza che dal 2002 a oggi l’uscita al ristorante o in pizzeria è crollata del 50%. Il cinema è in flessione del 27%, il teatro del 30%, i concerti del 20%. Vale a dire: se prima si cenava fuori tre volte al mese, ora lo si fa una volta e mezzo. L’uscita al museo è in flessione del 25%. La pausa pranzo con pasto fuori dall’ufficio è diminuita del 60%: prima si faceva cinque volte a settimana, ora ci si accontenta di due volte. Al parco divertimento si va una volta sola l’anno, mentre prima ci si concedeva anche due uscite. I trattamenti di bellezza sono in flessione di ben il 68%. E, come anticipato, anche le spese quotidiane risentono molto della crisi: la spesa in tabacchi è diminuita del 40% (da cinque pacchetti a settimana a tre pacchetti in media) e si rinuncia anche all’automobile, il cui uso è calato del 20%. [banner network="altervista" size="300X250" align="aligncenter" corners="rc:0"] Aggiunge l’Osservatorio Federconsumatori: “L’unico settore che non conosce crisi è quello del gioco (i cui incassi ammontano ad oltre 90 miliardi di euro annui), consumo puramente “consolatorio”, tra l’altro sponsorizzato all’inverosimile, e a nostro parere in maniera irresponsabile, per rimpinguare le casse dello Stato facendo leva sulla crisi degli italiani e sulla loro voglia di rivincita”. Il contesto di riferimento nel quale Federconsumatori e Adusbef collocano questi comportamenti è una diminuzione del potere d’acquisto stimata in quasi il 10%, prospettive allarmanti sul versante prezzi&tariffe e sugli effetti delle manovre economiche, con ricadute che fanno parlare di una stangata di 2200 euro annui a famiglia. Le due associazioni chiedono dunque misure di sostegno alle famiglie, quali controlli sulle filiere per evitare speculazioni sui prezzi alimentari ed energetici, una calmierazione della tassazione sui carburanti, misure di rilancio dell’economia e l’annullamento della prospettiva di aumentare ulteriormente l’Iva portandola al 23%. Ufficio Stampa Help Consumatori
 
 
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