L’
Iva salirà al 23% dal 1° ottobre. È previsto nella legge e sembra certo, almeno secondo quanto affermato dal viceministro dell’Economia Vittorio Grilli che ieri, nella trasmissione Ballarò, ha detto che “è già previsto dal decreto Salva Italia: l’Iva al 23% dal 1° ottobre. È nella legge”. Il viceministro ha inoltre spiegato che “non ci sono tesoretti” per ridurre le tasse. E l’annuncio non è certo passato inosservato.
Le categorie cominciano a protestare perché temono rincari e contrazione dei consumi. Secondo il Codacons, il Governo con l’aumento dell’Iva dal 21% al 23% fa “una scelta sciagurata, anche in considerazione del fatto che debito e deficit sono sempre considerati in rapporto al Pil e che non potrà esserci crescita nel nostro Paese se il Governo, già obbligato a ridurre la spesa pubblica, va ad incidere anche sui consumi già in calo, ossia su una componente fondamentale della domanda. Evidentemente – prosegue l’associazione – il Governo si è dimenticato della denuncia della Corte dei Conti che per l’Iva ha evidenziato un
tax gap superiore al 36%, di gran lunga il più elevato tra i grandi Paesi europei, con l’eccezione della Spagna”. La richiesta dell’associazione è di seguire invece una politica di lotta all’evasione e di recupero “anche solo del 10%” dell’evasione denunciata dalla Corte dei Conti.
Le stime sulle famiglie parlano di una
stangata: per il Codacons, una famiglia media Istat dovrebbe fronteggiare rincari diretti di 352 euro annuo;
per una famiglia di tre persone, l’aumento dell’Iva al 23% si tradurrebbe in una “tassa da 418 euro” e senza considerare gli arrotondamenti di prezzo.
“Continuare ad insistere, come avviene in questi giorni, che ci sarà un nuovo aumento dell’Iva dal 21 al 23% e dal 10 al 12% è francamente da irresponsabili”, hanno detto Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di
Federconsumatori e
Adusbef. “Quel che è peggio è che ad aumentare non saranno solo i prodotti soggetti all’Iva al 23% e al 12%, ma, attraverso costi aggiuntivi a partire da quello fondamentale dei carburanti, verranno ritoccati i prezzi di tutti
i beni trasportati su gomma, in particolar modo i beni di largo consumo – affermano le due associazioni – Le conseguenze saranno disastrose, aumentando le sofferenze soprattutto delle famiglie meno abbienti”. Federconsumatori e Adusbef calcolano una ricaduta complessiva di 235 euro annui in più a famiglia. [banner type="default" align="aligncenter"]Di stangata parla anche l’
Adoc, che dà stime ancora maggiori. Sostiene il presidente Carlo Pileri: “
L’aumento dell’Iva comporterà una stangata di 700 euro l’anno per le famiglie italiane che subiranno i maggiori impatti di spesa soprattutto nel settore
carburanti, dove prevediamo un aumento di spesa pari a 150 euro l’anno, con la verde che facilmente supererà i 2 euro al litro, e nel settore alimentari.
La spesa alimentare crescerà di circa 200 euro l’anno, pari a circa il 40% in più dell’attuale, comportando anche un calo dei consumi che l’Adoc stima intorno al 5-6%. L’aumento dell’Iva rischia di contrarre ancora di più i consumi e lascerebbe la porta aperta a eventuali speculazioni con un aumento dei prezzi ben maggiore di quello previsto”.
I Consumatori sono preoccupati dai rincari, dall’aumento dell’inflazione, dal gelo dei consumi. Per il
Movimento Difesa del Cittadino, “l’aumento dell’Iva comporterà un ulteriore impoverimento e una
riduzione drastica dei consumi che, in questo momento di particolare difficoltà, non favorisce la crescita economica del Paese, quanto piuttosto un vero e proprio blocco degli acquisti e un aumento dell’inflazione. È necessario invece favorire la ripresa economica attraverso strumenti che garantiscano la tutela negli acquisti e incoraggino il mercato”. Per i cittadini è sempre più complicato gestire le spese, e il risultato non può che essere la sfiducia. Conclude MDC: “
La direzione giusta da prendere è quella di un maggiore controllo per contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale, l’aumento dell’Iva ha il solo effetto di scoraggiare i cittadini ormai sfiduciati e già appesantiti dai rincari”.
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“Invertire la rotta” è la richiesta di
Confesercenti, per la quale con il nuovo aumento l’Italia scavalcherebbe la media di tassazione europea, con un effetto collaterale di gelo sui consumi. “Con un Paese in recessione e i consumi in stallo, l’ulteriore aumento dell’Iva allontanerà sempre di più la crescita di cui l’Italia ha disperatamente bisogno,
gelando di nuovo i consumi, colpendo anche il turismo e gravando indifferentemente su tutte le classi di reddito”, afferma Confesercenti, spiegando che con il raggiungimento del 23% “l’Iva del nostro Paese non solo
scavalca la media dei 27 Stati della Ue (20,9%) ma supera anche abbondantemente quella delle altre economie europee di dimensioni comparabili, come Francia (19,6%), Spagna (18%) e Germania (19%) e si avvicina, in qualche caso superandole, a quelle degli Stati scandinavi, come Danimarca e Svezia (25%), e Finlandia (22%). Un peso insostenibile per i cittadini e le imprese d’Italia, su cui grava una tassazione diretta già altissima, con una pressione fiscale che raggiungerà il 46% nel 2013”.
L’aumento dell’Iva costerà
un miliardo solo per le spese alimentari con ulteriori effetti depressivi sulla
spesa per i generi alimentari, peraltro già vittima
dell’aumento del costo del “carrello della spesa” rilevato dall’Istat. A sostenerlo è Coldiretti, per la quale l’aumento dell’Iva dal 21 al 23% colpirebbe anche prodotti di largo consumo come acqua minerale, birra e vino, mentre l’aumento di quella dal 10 al 12% avrebbe ripercussioni su numerosi generi alimentari, dalla carne al pesce alle uova.
Art redatto da Help Consumatori
Tags: Associazioni Consumatori, crisi economica
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on martedì, marzo 13th, 2012 at 10:23 and is filed under Attualità, Finanza, Politica economica, Primo piano, Pubblica utilità.
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