Economia: Italia a rischio bancarotta!

Che l’Italia sia a rischio bancarotta non lo dicono ormai soltanto le tante Cassandre e menagrami del nostro Paese. A dubitare molto sulle possibilità di ripresa dell’Italia è sceso in campo anche Standard & Poor’s, la nota Società di ricerche finanziarie e analisi sui titoli azionari che avrà fatto sicuramente l’errore di esprimere un giudizio mentre i mercati erano ancora aperti di fatto, in questo modo, influenzando la giornata finanziaria, ma ha tuttavia realizzato un’analisi della economia italiana, ahinoi, quanto mai giusta. Oltretutto, il rischio per l’Italia di una débâcle economica ci giunge anche dall’autorevole The Wall Street Journal che, dopo aver letto i 39 passaggi della manovra Finanziaria da poco consegnati al Quirinale da parte del Governo del Paese, ha espresso perplessità e allarme per il futuro del Paese. In sostanza, se si potesse riportare lo stato della nazione assimilandolo a quello di una famiglia, avremmo una situazione in cui l’indebitamento è tanto elevato da non consentire, al capofamiglia, coi soli propri introiti, il pagamento degli interessi maturati dall’indebitamento stesso. Questa la situazione in Italia dove l’anno scorso la spesa per gli interessi maturati era di 70.152 milioni di euro, una cifra che rapportata al PIL significherebbe il 4,53%. Ciò per dire, che per pagare “tranquillamente” per lo meno gli interessi derivanti dal nostro debito pubblico dovremmo crescere di una cifra prossima al 4,50% all’anno. Se poi andiamo a vedere di quanto cresciamo,ovvero, meno di una unità all’anno, ci rendiamo conto perché siamo sul ciglio del baratro. Si tratta di capire cosa non ci fa andare del tutto a fondo. A giudicare dalla situazione, l’unica ragione per cui non tocchiamo del tutto l’abisso è data dal fatto che i risparmiatori continuano a finanziare il debito acquistando titoli di Stato. Per lo Stato, però, pagare i risparmiatori significa far fronte ad una cifra enorme, che si legge in 180 miliardi di euro nei prossimi sei mesi, cui aggiungere 600 miliardi di titoli il debito cui dover far fronte da qui al dicembre 2012. Cifre importanti che stridono non poco sugli sprechi del pubblico denaro e che si leggono in 793.513 milioni di euro in spese che le Amministrazioni dello Stato hanno sostenuto lo scorso anno, più della metà del nostro PIL. In altre parole, le Amministrazioni Pubbliche assorbono il 51% del reddito che la nazione è in grado di produrre. Di fronte a tale situazione, possiamo mai credere che basti una manovra, sia pure pesante, per riportare a galla il Paese? No, assolutamente no! Come si fa a correggere una tale situazione? Comprimendo la spesa pubblica al di sotto del 35%, come accade negli Stati virtuosi, così come non accade da nessun’altra parte del mondo che uno Stato pretenda di riprendersi con una spesa pubblica tanto elevata quanto quella italiana. In queste condizioni il futuro della nazione e degli stessi italiani è davvero preoccupante e la manovra finanziaria non solo non apporta efficaci correttivi alla finanza pubblica ma, a parere degli esperti allontana persino i risparmiatori, gli unici, a quanto pare, che reggono la baracca. Lo dice bene Francesco Forte, studioso insigne di economia, che ha ricordato sul “il Giornale” del 5 luglio. "….L'aumento bifase del tributo di bollo sui documenti dei depositi bancari ... introdotto di soppiatto per colpire i risparmiatori, che investono i soldi in titoli, ricorrendo alle banche o alla posta, non a proprie società, è un "tributicolo" ispirato dalla fissazione di "spaventare la massa dei risparmiatori" proprio come fece Giuliano Amato nel giugno del 1992, quando derubò i titolari di conti correnti sottraendo loro una parte del deposito. Dunque una Finanziaria che serve a poco, se non ad allontanare, fra l’altro, coloro che reggono ancora in piedi l’economia, ovvero, i risparmiatori. Meditiamo, meditiamo…. Ci conviene! Giuliano Marchese
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