Indignati: con l’I-Pod in tasca condannano la globalizzazione e credono ai sogni

  Indignati…. Ma di cosa? Lo scorso sabato, ma soprattutto nei giorni che l’hanno preceduto, se ne sono sentite di fregnacce da parte di persone alle quali hanno insegnato un ritornello da ripetere ai cortei. “Ci hanno rubato la speranza, si sono impadroniti del nostro futuro…. “ e via di questo passo. Ma a solo sentirli, questi Indignati, suscitavano sentimenti contrastanti, da una parte una gran voglia di sgridarli e mandarli a casa, dall’altra, una sorta di commiserazione di fronte al loro smarrimento nel vederli così fuori dal mondo. Insomma, i veri “marziani”, non sono i sedicenti Black Blok, ma gli Indignati, sbarcati da un altro pianeta a rivendicare miraggi e un roseo futuro sul quale sperare di adagiarsi.   Si sono lamentati, a ragione, gli Indignati, di fronte al fatto che i facinorosi hanno loro rubato la scena, giusto, ma il loro girovagare in fila composta accompagnati dai loro slogan era sicuramente meno deleterio per i palazzi romani e per l'ordine pubblico e questa è una gran cosa, ma altrettanto fastidioso per i timpani di chi doveva sorbirseli stante l'inutilità dei loro slogans. Vero è che negli anni sessanta chi c’era ha assistito a cortei durati giorni di fila, da parte di operai, maestranze in genere che sfilavano lamentando situazioni di lavoro impossibili, basse paghe di fronte all’arricchimento dei loro “padroni”, come odiosamente definivano i loro datori di lavoro.   Ma quelle erano rivendicazioni giuste, alcune eccessive, ma per lo meno avevano un fine preciso, tant’è che certe conquiste sociali sono proprio figlie di quegli scioperi e di quei cortei. Ma di fronte agli altrettanto cortei degli Indignati, che cosa colpisce nei loro slogan, nelle loro frasi…. Nulla! Che significano, ad esempio, gli slogan che lamentano il “furto” della speranza e dei sogni?  Prima di tutto chi ha commesso tali furti, I vecchi, i politici, gli industriali, insomma, chi? E, poi, cos’è la speranza, cos’ha di tangibile insieme al   “nostro futuro rubato”? nulla…. Ma blaterare certi ritornelli in piazza, serve a creare adepti, a rinforzare il codazzo di quelli che gridano dietro ad un corteo condividendo insulsaggini.   Parlano gli Indignati del precariato, del mancato lavoro, strepitano e  rivendicano il benessere come fosse un diritto acquisito, si confrontano con quello ereditato da padri e nonni e ne pretendono oggi una parte anche per loro, inneggiano alla stabilizzazione del lavoro, aspirano e poi pretendono il posto fisso e se la prendono con chi non glielo da e ritengono responsabile delle loro sventure, anche se non lo individuano e finiscono per materializzare la loro rabbia  nelle banche e nell’alta finanza ritenendola responsabile di tutte le loro iatture.   Indignati e simpatizzanti Indignati, svegliatevi! Non esiste un responsabile diretto della mancata stabilizzazione dei precari, dell’assenza di quel futuro che non vi consente più di ambire ad un posto fisso e sicuro, non esiste uno spettro che si è impadronito dei vostri sogni, rassegnatevi a portarvi appresso la vostra parte di debito pubblico, perché non ci sarà nessuno in grado di azzerarlo. Insomma, rassegnatevi e rassegniamoci tutti, chi cade nella trappola dei lunghi cortei, si spera non violenti, agognando in questo modo futuri migliori, si illude e basta.   Ad esempio, gli Indignati si indignano per gli stipendi da favola di quei manager dell’alta Finanza che da soli “succhiano” il loro sangue… giustissimo! Peccato però che si dimenticano di quel “sangue” altrettanto succhiato da chi manager dell’Alta Finanza non è ma che ha stipendi molto vicini ai loro e che invece viene inneggiato da buona parte degli Indignati tutte le domeniche sui campi di calcio o sulle piste di Formula Uno. Chissà perché, questi personaggi, solo per citarne due, non indignano altrettanto le coscienze di quei precari che si “incazzano” a senso unico.   E che senso ha indignarsi per il proprio futuro grigio se paragonato a quello dei nostri genitori o dei nostri nonni, disconoscendo al contempo quel debito pubblico di cui tutti portiamo oggi il fardello. Ciò che capitò nel dopo guerra era un fatto unico e irripetibile, figlio di eventi che portarono l’Italia, almeno per quel che ci riguarda, di fronte a congiunture che allora sembravano favorevoli e che traghettarono la nazione passando per il boom economico e quello che ne derivò, compreso quel benessere economico di cui molti Indignati di oggi ancora godono, dall’immancabile telefonino che tengono in tasca, al computer con il quale scrivono e rivendicano, dall’auto che guidano alle microcar che comprano ai loro figli.   Ma quella congiuntura, proprio perché unica e irripetibile, proprio perchè tanto anomala se vogliamo,  qualcuno doveva prima o poi pagarla e oggi il conto è rappresentato proprio da quel debito pubblico che gli Indignati rifiutano con forza ma con il quale devono fare i loro conti, che piaccia o meno.   Risultato. Se oggi, anzicchè indignarci solamente, vogliamo fare qualcosa di concreto, servirà venire fuori dagli schemi comuni, a cominciare dall’idea di lavoro, completamente avulsa da quella che in troppi ancora immaginano, per il semplice fatto che non esiste più, per nessuno, la possibilità di dare lavoro a vita, garantendo quel futuro di cui oggi ci si sente privati, persino quei sogni che oggi, a parere degli Indignati, qualcuno continua a rubare.   Perchè oggi il lavoro è mediato da quella globalizzazione che se da una parte ci da la possibilità di metterci in contatto, con un paio di click sulla tastiera, con chi vive dall’atra parte del mondo, dall’altra, se esistono le condizioni, si appropria del nostro lavoro sotto casa. Oggi il lavoro è e soprattutto diverrà, sempre più flessibile, prevedendo cambi di sede, di mansioni che fino a ieri erano impensabili. Oggi i giovani dovrebbero cominciare a pensare che potrebbero trascorrere la vita fra assunzioni e licenziamenti continui e che se non vogliono vivere queste esperienze, l'unica soluzione al male è rappresentata dalla necessità di crearsi da soli il lavoro.   Se gli Indignati capiranno tutto ciò, potrebbero indignarsi meno e fare qualcosa di pragmatico, ricordando che anche i tanti invidiati genitori o nonni, a loro tempo trovavano anch’essi il tempo per indignarsi, anche se per cose concrete. Se si vuol capire tutto ciò, bene, altrimenti Indignati e/o incazzati, faranno i giochi di quelli che sfruttando le loro indignazioni e le loro incazzature, ricavano profitto e opportunità e, statene certi, sono tanti, tantissimi, anzi!
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