Inflazione: in Italia continua ad impennarsi, con buona pace dell’Istat

L’inflazione? tutt’altro che mite in Italia, anche considerando che ci troviamo in un periodo di piena crisi economica, con un potere di acquisto da parte delle famiglie davvero sgretolato, al punto che, ritenere l’aumento del tasso di inflazione alla stregua di quanto fa l’Istat, appare del tutto riduttivo a proposito della reale situazione finanziaria dei nostri connazionali. Ad esempio, secondo l’Istat l’aumento su base annua del tasso di inflazione sarebbe stato dell’ 1,7%, ricordando che il mese precedente tale aumento era stato dell’1,6%, se poi esaminiamo il dato su base mensile ci accorgiamo che in questo caso l’aumento è stato dell’ 0,2%. Si tratta di capire perché il dato dell’importante Istituto di Statistica non palesa bene la situazione. Innanzitutto perché, al solito, l’Istat esclude dal suo “paniere” molti beni e servizi che pure incidono eccome sul tasso inflativo. Ma c’è dell’altro, se si osserva il dato europeo Ipca, ovvero l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, l’aumento percentuale dell’inflazione da un mese ed un altro è stato maggiore dello 0,7% ed è pari al 2% rispetto allo stesso mese del 2009. Tale parametro è più esaustivo di quello promulgato dall’Istat perché tiene conto di importanti variabili, quali, ad esempio, gli sconti o le promozioni ed è valido anche ai fini del Patto di stabilità. Dunque, l’inflazione è tutt’altro che bassa in Italia e sono troppe le variabili che incidono sul suo aumento, a cominciare dall’impennata del costo dei carburanti, si pensi alla benzina aumentata dell’8,50% su base annua e dello 0,6% su base mensile. Sono anche aumentati i tabacchi, gli alcolici dell’1,6%, i costi per l’istruzione, dello 1%, la ristorazione e i servizi correlati, dello 0,7%. Percentualmente invece sono diminuiti i trasporti, dello 0,1% mentre sono aumentati i costi abitativi, in fatto di affitti, le utenze dell’ acqua, della luce e del gasolio per riscaldamento, mediamente del 3%. Ovvio che ancora una volta si sono scatenate le Associazioni dei Consumatori, Adusbef e Fecerconsumatori in testa, che lanciano quindi un nuovo allarme. Con questo aumento nel 2010 ci sarà una stangata pari a 1.118 euro a famiglia. Anche perché i prezzi alla produzione dei prodotti industriali rilevati dall’Istat sono aumentati a settembre dello 0,2% rispetto ad agosto e del 4% su base annua. È il rialzo tendenziale maggiore dall'ottobre del 2008. Giuliano Marchese QUESTO ARTICOLO E' STATO LETTOsenigallia VOLTE
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