Sicuramente ci avrete fatto caso, un qualsiasi filmato o foto dell’
ISIS, inneggiante lo stato islamico è contrassegnato da carovane di auto col marchio
Toyota, siano essi
Suv o pick-up, quel che certo è che la seconda
Casa automobilistica al mondo sembra il brand di riferimento per questi terroristi sanguinari. La domanda che ci facciamo è se in effetti ci sia stato un accordo nascosto da parte dell’azienda giapponese nel fornire mezzi alle truppe dell’ISIS, magari equipaggiandole secondo le loro esigenze, oppure se c’è sotto dell’altro!
Certo non sembra normale di fronte ai tanti marchi automobilistici che ve ne sia uno che primeggia sempre su tutti, appunto, il marchio Toyota, i cui vertici interrogati su questo fatto curioso, ma soprattutto increscioso, rispondono, per bocca del responsabile comunicazione ed affari pubblici, Ed Lewis, che l'azienda non ha idea di come l'ISIS abbia ottenuto questi veicoli e che stanno supportando l'indagine condotta a tal proposito dall'unità che monitora il flusso di beni occidentali per evitare che cadano nelle mani dei gruppi terroristi.
Mah, forse, chissà, balbettano alla Toyota!
"Abbiamo riferito al Dipartimento del Tesoro lo scorso martedì sulla rete di distribuzione in Medio Oriente e delle procedure messe in campo da Toyota per proteggere l'integrità della rivendita", ha dichiarato Lewis. Toyota ha "una politica ferrea riguardo al vendere veicoli a potenziali clienti che possano usarli o modificarli per scopi paramilitari o attività terroristiche", continua il portavoce dell'azienda. Ma è anche vero che l'azienda non ha gli strumenti per tracciare i
veicoli rubati o rivenduti da intermediari.
Dunque le risposte ottenute dalla Casa automobilistica sono lacunose e sicuramente non esaustive sul quesito che ci eravamo posti. Secondo l’ambasciatore iracheno negli Stati Uniti, Luckman Faily le auto di cui si parla, ovvero, le
Toyota Land Cruiser e i
pick up Hilux appaiono nuove e dunque questo farebbe credere che l’ISIS le abbia acquistato da recente in grandi quantità. Ciò a dispetto di un numero esiguo di vetture con marchio Mitsubishi, Isuzu e Hyundai. "Sembra che la
Toyota Land Cruiser e la Hilux siano diventati parte del brand 'ISIS'", spiega Mark Wallace ex ambasciatore delle nazioni unite ora CEO del Conter Extremism Project, un'associazione non profit che lavora per far luce sui finanziamenti alle attività terroristiche.
Da parte sua Toyota sembra gettare acqua sul fuoco delle polemiche asserendo che nei video appaiono si delle Toyota, ma per nulla nuove a differenza di quanto asserisce l’ambasciatore iracheno in USA. Ma il sospetto che il prestigioso marchio giapponese non disdegni affari con i terroristi lo dimostrerebbe un’inchiesta condotta da un’emittente televisiva americana che invece dimostrerebbe come dei documenti ufficiali attestassero che almeno 43 vetture sono state immatricolate proprio all’ISIS da parte di Toyota. In un'inchiesta più recente condotta da un quotidiano australiano si legge che più di 800 veicoli sono spariti dal paese, e che alcuni esperti ritenevano che fossero finiti nelle mani dei terroristi. E che dire delle vendite di auto Toyota in Iraq nel periodo 2011-2013, specificatamente per il modelli Hilux e Land Cruiser, che son passate da 6.000 a 18.000 unità nel 2013, per poi scendere a 13.000 nel 2014.
Il generale Saad Man, un portavoce dell'esercito iracheno, ha dichiarato che secondo alcune indagini degli intermediari stanno portando le auto nel paese, ma che la lotta al terrorismo impedisce loro di controllare il passaggio al confine tra Iraq e Siria. Al riguardo Toyota continua a smentire anche di fronte a quest’ultimi dati, ma pur di non alimentare polemiche, prevede di restringere l’esportazione di vetture all’estero, soprattutto in quegli Stati dove la presenza dell’ISIS è quanto mai ingombrante.
"Non credo che Toyota stia cercando di trarre profitto da questa situazione, ma ora che sono sotto i riflettori forse avrebbero dovuto fare di più", ha dichiarato Wallace. "Devono riuscire a scoprire com'è successo, fermare il fenomeno e stipulare politiche e procedure sul posto che ci impediscano di vedere i pick up Toyota nei video dell'ISIS".
L'azienda da parte sua ha replicato all'esortazione di Wallace, ribadendo che hanno smesso di vendere auto in Siria molti anni fa. Al momento gli investigatori lavorando con partner stranieri per scoprire la rete che ha portato le vetture ai militanti dell'ISIS.
Insomma, al quesito iniziale, come mai tante Toyota in mano all’ISIS, la Casa automobilistica risponde in maniera approssimativa, il sospetto che forse alberga in molti di noi è che riprendendo un vecchio detto latino,
pecunia non olet, l’idea che ci si fa è che probabilmente alla Toyota non puzza il denaro insanguinato di un’organizzazione criminale e spietata come è appunto l’ISIS, pur di incassare si fa a pezzi l’etica commerciale!
Giuliano
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Tags: isis, toyota
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on mercoledì, ottobre 7th, 2015 at 15:05 and is filed under Curiosità, Primo piano, Società.
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Anche la mafia russa, utilizza auto e fuoristrada del marchio giapponese Toyota. Il colore della carrozzeria, piu’ utilizzato sono il nero, e l’oro.