Lidl: fa la furba e si becca una maxi sanzione!

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Ultimamente la grande distribuzione non è che stia dando grande prova di professionalità nei confronti dei consumatori. L'ultimo esempio in ordine di tempo ci proviene da Lidl, accusata per quella che potrebbe essere una vera e propria frode in commercio.

Il consumatore crede di acquistare olio extravergine di oliva ed in realtà non lo è. Certo si potrebbe obbiettare, ma l'olio extravergine ha un prezzo tale che spendere molto meno e sperare di acquistarlo è di per sé un po' da creduloni. Ma se poi andiamo a vedere la possibilità che hanno i grossi marchi di scontare con la politica delle offerte o del tre per due anche prodotti di qualità, capiamo bene perché il consumatore è indotto qualche volta in errore e comunque, sfruttare l'eventuale sprovvedutezza del cliente non è una buona ragione per turlupinarlo. Ed invece, Lidl ha turlupinato eccome i suoi clienti spacciando un olio vergine di oliva in olio extravergine di oliva che fa parte dei sette marchi di olio che il Salvagente aveva analizzato e uno di questi era pomposamente negli scaffali della Lidl venduto per quello che non era. Brutta cosa Lidl, primo perché ti sei beccata la sanzione dell'Antitrust di 550 mila euro per pratica commerciale scorretta e poi per la caduta di immagine che ne è derivata.

L’olio incriminato è il Primadonna venduto come extravergine in realtà – a seguito delle analisi organolettiche ordinate dalla Procura di Torino dopo le analisi del Test-Salvagente condotte dal laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane che aveva declassato 7 marchi di olio tra cui quello venduto da Lidl –  non corrisponde alla categoria “olio extravergine di oliva” dichiarata in etichetta trattandosi, invece, di olio vergine di oliva”. Una pratica che falsa “in misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore in realazione al prodotto pubblicizzato dal professionista” con volantini cartacei e sul web conforme alla categoria dichiarata” extravergine, nel caso in questione.

Non un danno alla salute dei consumatori ma alle loro tasche sì visto che hanno pagato un prezzo più alto per un prodotto con caretteristiche organolettiche inferiori di quanto promesso in etichetta. L’associazione Konsumer presieduta da Fabrizio Premuti presenta esposti all’Antitrust per pratica commerciale scorretta contro le aziende risultate “bocciate” dal nostro test: “La sentenza dell’Antitrust conferma i nostri dubbi e le evidenze emerse dalle analisi del Test-Salvagente. È il primo pronunciamento siamo in attesa di conoscere anche gli esiti deglialtri esposti. Con questa condanna l’Antitrust apre uno scenario inendito nella tutela del consumatore”.

Dopo l’inchiesta della rivista, il procuratore di Torino Raffaele Guariniello aprì un fascicolo, affidando al Nas il campionamento e ripetendo le analisi chimiche e organolettiche sui prodotti da noi analizzati. A novembre scorso finiscono sul registro degli indagati i responsabili di sette marchi: Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia.

L’8 giugno scorso intanto è arrivata la prima sentenza dell’Antitrust. Nel provvedimento contro Lidl l’Autorità garante della concorrenza e del mercato scrive: “L’indicazione dell’appartenenza dell’olio alla categoria extravergine quando, in realtà, lo stesso presenta le caratteristiche di un olio vergine, risulta contraria alla diligenza professionale ed idonea a falsare il comportamento economico del consumatore medio che essa raggiunge e costituisce, pertanto una pratica ingannevole”.

Nel quantificare la multa l’Antitrust, vista la “gravità della violazione“, ha tenuto conto del fatturato dell’azienda (3 miliardi di euro circa) sia della “diffusione della pratica” avvenuta anche per mezzo di volantini cartacei e in un caso sul web. “La pratica commerciale – ha sentenziato l’Authority – è stata posta in essere dal 16 giugno 2015 ed è ancora in corso“.

Contro la decisione l’azienda potrebbe fare ricorso al Tar del Lazio.

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