Mutui: scordateveli se ristrutturate i vecchi mulini

Complice la “deliziosa” e tanto irreale famiglia del “Mulino Bianco”, fatto sta che agli italiani ricercare un vecchio mulino in disuso per farne dimora abituale o per la casa delle vacanze piace eccome. Lo dimostra l’attenzione che i nostri connazionali riservano agli annunci immobiliari alla voce “vendesi mulini dismessi”, visto che parliamo di qualcosa come un migliaio di richieste su circa 600 mila inserzioni complessive di annunci immobiliari e per giunta un numero in ascesa, come ha dichiarato recentemente Carlo Giordano,Amministratore delegato di Immobiliare.it. Ma anche in fatto di mulini gli italiani hanno le proprie preferenze. Che mulino è, se a spingere le pale non è l’acqua, ma il vento? Ne deriva che la scelta degli abitanti del Bel Paese è tutta orientata verso i mulini ad acqua e non a vento. Crisi si, ma per i mulini val bene un sacrificio E’ indubbio che, chi più, chi meno, deve sobbarcarsi una crisi economica eccezionale che pare non voler più abbandonare il nostro Paese, ciò non toglie però che anche in tempi di crisi c’è chi plana tranquillo sulle difficoltà altrui e, addirittura, trae beneficio dalle incertezze economiche di altri. E, dunque, anche la scelta del mulino è riservata ad una nicchia di utenti agiati, sicuramente, ma che hanno ben in vista un tema positivo che è quello della riscoperta del territorio e che dunque, senza stravolgere l’intera unità immobiliare, propende per una ristrutturazione cauta del fabbricato, ricavandoci pur sempre ville di metratura pari a 200/300 metri quadrati, mantenendo l’aspetto complessivo dell’antica destinazione del cespite. Insomma, un immobile con tutti i crismi per viverci al top delle comodità, con l’illusione di vivere nel passato, stride non poco con l'attuale periodo di recessione economica. Il solo fatto che parliamo di antichi edifici, visto che assieme alla passione per i mulini a vento, analogo interesse è stato riposto dagli italiani alla ristrutturazioni di vecchi piccoli monasteri, chiese sconsacrate e quant’altro, fa meglio comprendere i costi elevati per venirne in possesso. Perché se è vero che il prezzo da sborsarsi per un cespite di questo tipo non è del tutto esagerato, divengono invece stellari i costi di ristrutturazione, ecco che dunque, quando parliamo di italiani affrancati quanto mai dalla crisi economica, ci riferiamo a utenti danarosi e un po’ di nicchia. Ma c’è di più, sempre secondo Carlo Giordano, il costo di un immobile di questo tipo è una componente che risente molto anche dell’aria geografica ove il cespite è posto. Paradossalmente un mulino, ad esempio, difficile da raggiungere, perché posto su aree decentrate e, dunque, a causa di strade impervie per giungervi, difficoltoso per viverci, ha costi più proibitivi. Il motivo? i tempi ristretti a qualche mese dell’anno per effettuare la ristrutturazione, i costi più alti per trasportare il materiale edile. Tuttavia, come in tutte le cose, esiste la via di mezzo e, dunque, vista così la dimora ricavata da un ex mulino abbandonato sembrerebbe maggiormente adattata a tutte le tasche, ma sarà vero? Vediamo quanto costa la passione che magari ognuno di noi coltiva nei confronti del territorio e dell’ambiente. I costi per riadattare un vecchio mulino Cominciamo col dire che quanto più piccola è l’unità immobiliare, tanto meno costa. Sarebbe paradossale il contrario, ma nel mercato immobiliare il paradosso a volte è una costante, lo dimostra il costo proporzionalmente più alto dei monolocali rispetto agli immobili di grandi dimensioni, ma quella è un’altra storia. Dunque, tornando agli antichi mulini ad acqua, un immobile di questo tipo di piccole dimensioni costa, mediamente, dai 300 mila euro in su, ristrutturazione a parte. Da tenere presente però che per accendere un mutuo su un tale immobile ci sono delle difficoltà. Tale complicazione dipende dal fatto che parliamo di immobili agricoli i cui atti catastali di perdono nei polverosi registri del catasto e che dunque richiedono sforzi, pazienza e soldi per convertire un vecchio mulino in prima casa, condizione questa necessaria per accedere ad un mutuo prima casa. Da considerare poi, che in sede di acquisto, ci si dovrà scordare sconti importanti da parte del venditore che, se va bene, abbuona non più del 10% rispetto al valore del cespite, in città un immobile spesso viene abbattuto anche del venti, venticinque per cento e, dulcis in fundo…. Attenzione al recente obbligo derivante dalla classificazione energetica, visto che applicare le attuali normative a questi cespiti è compito assai arduo. Insomma, mulino si, ma prima che diventi il vero “Mulino Bianco” di cui serbiamo un dolce ricordo…. ce ne passa eccome! Giuliano Marchese contatore
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