Se siete
dipendenti pubblici o privati, ma la stessa cosa vale per chiunque non abbia la possibilità di tornare a casa per la pausa pranzo, nel vostro budget mensile scoprite una voce di spesa molto pesante, quella della
pausa pranzo.
Pranzare fuori casa, sia che lo si faccia al
bar, oppure si vada in un self service o in un punto di ristoro, pesa molto sulle tasche degli italiani, visto che mediamente si spendono qualcosa come 270 euro, un importo oltretutto che dal 2010 al 2011 è aumentato del 3% e ancor più aumenterà quest'anno. Se poi andiamo a vedere cosa costava lo stesso pranzo che si consumava nel 2001 ci si accorge che ordinare un piatto tipo, ovvero, un primo, l'acqua, un dessert e un caffè, 10 anni fa costava 5,53 euro, per la stessa ordinazione ora occorrono 12,31 euro che in percentuale si legge 123% di aumento che moltiplicato per i giorni di lavoro fa lievitare il conto fino a rasentare le 300 euro mensili, importo questo che potremmo anche raggiungere facilmente entro quest'anno, visti gli aumenti e le nuove tasse cui tutti siamo andati incontro.
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A fare chiarezza su tutto ciò,
Adusbef e Federconsumatori che sostengono come: "Alla luce di questi rincari, in tempo di crisi sono sempre di più i consumatori – affermano – che rinunciano alla ‘pausa pranzo’ nei punti self service/bar e preferiscono portarsi il pranzo da casa, oppure acquistarlo direttamente nei negozi o nei supermercati".
Le due associazioni propongono un’analisi dei rincari per singole voci, spalmate nell’arco degli ultimi dieci anni. Una tazzina di caffè, ad esempio, partiva da 62 centesimi nel 2001, dopo l’introduzione dell’euro, ed è arrivata quest’anno a una media di 96 centesimi, con un aumento dell’1% rispetto al 2010 e del 55% in dieci anni. Dal 2001 al 2011, una bottiglia da mezzo litro d’acqua è aumentata dal 217%, passando da 52 centesimi a 1,65 euro, con un aumento del 3% solo rispetto allo scorso anno. La pizza margherita della pausa pranzo costava 3,36 euro nel 2001, ora arriva a 8,70 euro, nel 2010 stava a 8,50 euro: più 2% sull’anno, più 159% in dieci anni.
Un piatto di pasta è rincarato del 150% in dieci anni: costava 2,32 euro nel 2001; è arrivato a 5,60 euro nel 2010; quest’anno già si attesta su una media di 5,80 euro, con un aumento percentuale annuale del 4%. Per un dessert al piatto, nel 2001 servivano 2,07 euro; nel 2010 il prezzo si attestava su 3,80 euro; quest’anno è stato ulteriormente ritoccato a 3,90 euro, con un aumento del 3% e dell’88% nell’arco di dieci anni. Un panino è aumentato, dal 2001, del 94%, passando da circa 1,55 euro ai 3 euro rotondi di quest’anno. E una pizzetta rossa è passata da 77 centesimi del 2001 ai 2,30 euro di quest’anno: in dieci anni, il prezzo è salito del 199%.
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Tags: Adusbef, Associazione Consumatori, Federconsumatori, pausa pranzo
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on martedì, febbraio 7th, 2012 at 12:53 and is filed under Attualità, Difesa consumatori, Finanza, Primo piano, Pubblica utilità.
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