Poste Italiane: gli aumenti sono dieci volte il tasso di inflazione

poste-italiane   Il 2013 per i correntisti di Poste Italiane (e per tutti i cittadini che utilizzano i servizi postali) è iniziato con aumenti che superano di oltre 10 volte il tasso di inflazione. Prima di Natale Poste Italiane ha varato il nuovo piano tariffario con aumenti fino al 45% e l’Agcom, Autorità Garante delle comunicazioni, lo ha approvato. Le Associazioni dei consumatori hanno denunciato con forza l’assurda entità di questi aumenti e l’Adusbef si riserva di impugnare la deliberadell’Autorità e annuncia denunce alle Procure della Repubblica contro “un’Agcom asservita agli interessi dei vigilati”. Gli aumenti, scattati ormai dal 1° gennaio 2013, toccano livelli mai visti prima: il canone annuo del Bancoposta, ad esempio, passa da 30 a 48 euro (+58,08%); gli assegni (prima gratuiti) ora si pagano (3 euro per un carnet da 10). Sono aumentate anche le tariffe per la posta prioritaria e per le raccomandate: 3,20 euro per inviare qualcosa che pesa da 100 a 250 grammi (1 euro in più rispetto a dicembre) e fino a 6 euro per mandare una raccomandata (con l’aggiunta di 0,70 se c’è la ricevuta di ritorno).[banner network="altervista" size="300X250" align="alignright" corners="rc:0"] Ma a fronte di questi aumenti Poste Italiane cos’ha fatto? Di certo non ha aumentato i posti di lavoro visto che dal 2002 l’azienda ne ha persi oltre 15.600. La qualità del servizio? Sembra proprio di no (basta andare in un qualsiasi ufficio postale per rendersene conto). Secondo l’Adusbef il bilancio di Poste Italiane viene utilizzato per portare avanti la Cassa Depositi e Prestiti, gestito principalmente da Fondazioni bancarie. Secondo l’Associazione si tratta di una nuova Iri, un carrozzone gestito con criteri “amicali” dove vanno a finire risorse rastrellate dalle tasche della collettività.[banner type="default" align="alignright" corners="rc:0"] Agenzia Help Consumatori
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