Ripresa? Ma state zitti! Gli stipendi sono fermi a 34 anni fa e i consumi mummificati!

Rapporto-SVIMEZ-2015   Dopo il crollo del fatturato dell’industria, registrato  dall’Istat, arriva un altro dato negativo: le vendita al dettaglio nel primo trimestre 2016 sono ferme (a marzo -0,6%). “Segnali che devono zittire una volta per tutte chi ancora parla di ripresa” commentano Federconsumatori e Adusbef. Ma c’è un altro dato che fa sobbalzare: l’aumento tendenziale delle retribuzioni contrattuali orarie dello 0,6% ad aprile è il più basso registrato dall’Istat in 34 anni di serie storiche, iniziate nel 1982.
“La fuoriuscita del nostro sistema economico dalla crisi è ancora lunga e incerta. Un percorso fatto di molti ostacoli e difficoltà – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef – Il primo enorme ostacolo è rappresentato proprio dalla convinzione di molti che la ripresa avviata sia ormai un dato di fatto, certo e innegabile. Bisogna essere consapevoli di quanto ancora ci sia da fare per rimettere in moto il sistema economico. Se pensiamo alla contrazione dei consumi avvenuta in questi anni (10,7% dal 20112 al 2014, con una diminuzione complessiva della spesa delle famiglie di circa 78 miliardi di euro) ed all’ andamento altalenante dell’occupazione, appare evidente come la crisi della domanda interna sia determinante per l’evoluzione dell’economia”.
Rilanciare l’occupazione e redistribuire i redditi sono le operazioni fondamentali da cui ripartire per creare nuovo sviluppo e rimettersi in cammino verso una vera ripresa. È indispensabile, in tal senso, che in assenza di investimenti privati sia il Governo ad impegnarsi in prima persona per l’avvio di investimenti per lo sviluppo e la crescita, anche ricorrendo alla vendita del 10% delle riserve auree. Solo attraverso un Piano Straordinario per il Lavoro – basato su investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca, per la realizzazione di opere di messa in sicurezza di scuole e ospedali e di modernizzazione di infrastrutture, reti e trasporti, nonché per lo sviluppo e la valorizzazione dell’offerta turistica nel nostro Paese – sarà possibile creare i presupposti per una vera svolta della nostra economia. L’Unione Nazionale Consumatori interviene sulle retribuzioni contrattuali. “E’ una vergogna! E’ evidente che fino a che gli stipendi restano al palo mentre le tasse e le tariffe spiccano il volo, le famiglie non ce la faranno mai ad arrivare alla fine del mese ed i consumi resteranno congelati, come dimostrano i dati di oggi delle vendite al dettaglio. Non bastano, insomma, i bonus da 80 euro una tantum, ma occorre una riforma che ripristini il diritto dei lavoratori ad avere un adeguamento dei salari al costo della vita. Per questo chiediamo il ritorno della scala mobile all’inflazione programmata” ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori. Da record anche i dati relativi alle tensioni contrattuali: l’attesa media della vacanza contrattuale per l’insieme dei dipendenti è di 24,3 mesi, in crescita del 3% rispetto al record storico registrato a marzo (23,6 mesi) ed in rialzo del 18,5% rispetto ad un anno prima (20,5 mesi). Sale anche la quota di dipendenti in attesa di rinnovo che raggiunge il 64,1% sul totale dell’economia, +8,3% su marzo 2016 e + 30,5% su aprile 2015. Anche nel settore privato la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo, pari al 53,6%, è in aumento del 13,3% sul mese precedente e del 69,6% su base annua.
“Si tratta di dati record che dimostrano la violazione dei diritti dei lavoratori e l’esistenza di un problema sociale di cui il Governo dovrebbe farsi carico, cominciando a dare il buon esempio, rispettando la sentenza della Corte Costituzionale” ha concluso Dona.
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