Fra notizie di tragedie del mare cui sono vittime gli
immigrati, fra scenari di guerra in mezzo mondo, una notizia del genere rischierebbe a non avere alcun risalto. Eppure, ciò che è accaduto ad
Udine potrebbe rappresentare un importante precedente cui i Comuni dovrebbero cominciare a tener conto e, visto che, non esiste antidoto migliore per risolvere i problemi, che agire sulle tasche delle Amministrazioni Pubbliche, chissà che non si cominci a dire finalmente basta all’
accattonaggio in prossimità degli incroci stradali adottando la stessa tecnica utilizzata da un cittadino udinese.
La notizia è di questi giorni ed è singolare non tanto perché qualcuno decide di far causa al Comune, quanto invece per le motivazioni che stanno alla base della causa stessa. La notizia è tanto vera che a suffragarla è addirittura una
Sentenza della Corte di Cassazione.
Il tutto ha origine dalle lamentele di un
automobilista udinese che stanco e stressato da chi una volta voleva lavargli il vetro della propria
auto, un’altra gli chiedeva l’elemosina, un’altra ancora lo induceva ad acquistare cianfrusaglie proposte da zingari ed extracomunitari di turno, ha denunciato il Comune di Udine allegando a corredo della denuncia un faldone di certificati medici dove si evinceva il proprio stato psico-fisico sicuramente messo a dura prova dallo
stress accumulato in tutti i giorni in cui con la propria auto è stato costretto a sostare davanti il semaforo rosso in attesa di dare precedenza agli altri automobilisti. Il danno lamentato rientra nei cosiddetti
danni esistenziali, perfettamente previsto dal nostro Ordinamento giuridico che contempla la possibilità che un individuo, quando viene fatto oggetto di pressioni emotive protratte nel tempo, accumuli uno stress che finisce col ripercuotersi sulla propria sfera emotiva e degli affetti generando malattie anche organiche importanti, le cosiddette
malattie psicosomatiche.
A seguito di tutto ciò, la Corte di Cassazione con
Sentenza n. 13568/15, ha condannato il Comune di Udine, a risarcire con 2.500 euro il cittadino cui aggiungere le spese processuali. Per il Comune di Udine anche l'aggravante costituita dal fatto di essere rimasto “sordo” ai richiami del cittadino che lamentava i disagi subiti, senza porre rimedio alcuno al problema lamentato, ad esempio istituendo presidi di
Forze di Polizia Municipale in grado di contrastare il fenomeno dell’accattonaggio e di altre pratiche note e illegali in prossimità degli incroci semaforici.
Se il
TAR confermerà quanto già previsto dalla Suprema Corte, per il Comune di Udine si aprirà uno spiacevole precedente. Non solo dovrà risarcire il proprio concittadino, ma l’Amministrazione Comunale dovrà aspettarsi a breve una valanga di denunce da parte di tutti quegli stessi cittadini che vediamo tutti i giorni imprecanti in attesa del tanto agognato “verde”!
Giuliano
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Tags: comuni, Sentenze, Tar
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on venerdì, agosto 28th, 2015 at 16:15 and is filed under Attualità, Corte di Cassazione, Primo piano, Pubblica utilità.
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a pedate nel sedere tutti, immigrati, zingari e questuanti