Pensioni: che illusione!

Il capitolo pensioni è sempre più spinoso, sullo stesso argomento son caduti i Governi e nel corso della loro vita spesso hanno dovuto intraprendere azioni talmente antipopolari da rischiare di non essere riconfermati alle successive elezioni. Sta di fatto però che, indipendentemente da quelle che sono le nostre idee politiche, se non si vuol rischiare inutile populismo, una sola è la verità che riguarda le pensioni del prossimo futuro, ovvero, che non si potrà più andare in pensione come una volta e che i tempi non solo son cambiati, ma tanto cambieranno ancora. A dirlo e a ribadirlo stavolta è la Ragioneria dello Stato che, se possibile, lancia un quadro ancora più impietoso tant’è che facendo una proiezione da qui al 2060 si rileva che un lavoratore dipendente in quel periodo a 63 anni di età e 35 di contributi versati riceverà una pensione pari al 61% dell’ultima retribuzione. Un lavoratore subordinato con le stesse condizioni, ovvero età e periodo di contribuzione identici, riceverà una pensione pari al 48% dell’ultima retribuzione. E gli autonomi? Se guadagnavano 1000 euro al mese, dal mese successivo, una volta in pensione, ne guadagneranno 470! Certo esiste anche la previdenza integrativa, ma ancora adesso è scelta da un lavoratore su cinque, tant’è che Giuseppe Carosio, Vicedirettore della Banca d’Italia, in un'audizione in Commissione Finanze alla Camera, ha ultimamente sottolineato come “alla fine del 2010 il tasso di adesione tra i lavoratori era pari a circa il 22%. Solo una minoranza dei lavoratori italiani è iscritta a un fondo pensione e le attività in gestione restano limitate”. Che fare dunque?
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