Schianto fatale a bordo di una Ferrari: “ma so… ragazzi, che colpa hanno!”

incidente-ferrari-500 L’ennesimo incidente stradale, raccapricciante per la giovanissima età del conducente dell’auto, un ragazzo di soli 22 anni, tragico per la tenerissima età della vittima del sinistro, un bambino di soli 11 anni, incredibile per la dinamica e per il mezzo coinvolto nella tragedia, una Ferrari Enzo, dalle note brucianti prestazioni alla cui guida dovrebbe esserci un esperto del volante e che invece veniva guidata in modo scriteriato e criminale da un ragazzino privo di esperienza e scellerato alla stregua di chi gli ha messo in mano  questo pericolosissimo bolide. Testimoni hanno raccontato di aver visto sfrecciare l'auto talmente veloce che sul culmine di un ponte avrebbe preso il volo, letteralmente decollando e sollevandosi dall'asfalto. Tremendo l'impatto a terra, la sbandata e il botto finale contro lo spigolo della casa diroccata che ha tagliato l'auto a metà, come fosse stata la lama di un coltello, come si legge su Libero.it Ma in che Paese viviamo, ma dove stanno i politici interessati solo a risolversi le loro beghe di palazzo e così distanti dalla realtà, incapaci di legiferare anche contro questo scempio che si compie sulle nostre strade, dove le vittime si contano alla stregua di quanto avverrebbe in un conflitto bellico, quasi 4.000 morti e 300 mila feriti e questi sono dati che non rispecchiano la realtà, se si pensa che molta gente ferita decede a distanza di settimane e non rientra nel computo dei morti. Eppure, l’omicidio stradale in Italia è ammantato da attenuanti come se i morti che ne derivano fossero di serie B rispetto a qualsiasi altro morto per omicidio. [banner type="default" corners="rc:0"]Nessuno vorrebbe che chi si rende protagonista di un incidente, pur avendo posto in essere tutte le condizioni affinché l’evento non si verificasse, venisse punito alla stregua di qualsiasi altro criminale. Ma è insano quel Paese, come il nostro, che di fronte a soggetti criminali, perché tali sono, che usano un’auto o un qualsiasi altro mezzo, in condizioni di estremo pericolo, attentando la vita altrui come se non valesse nulla, infrangendo tutte le regole e la Legge stessa, non prende energici provvedimenti contro tali delinquenti ma usa verso di loro pene soft, l’omicidio colposo spesso non prevede neanche l’arresto. Il motivo? Partire dal presupposto che l’incidente può sempre accadere e purchè si stia all’interno di un qualsiasi veicolo, si è autorizzati in qualche modo a pensare che se ci scappa il morto è pura fatalità. Del resto che in Italia serpeggi l’idea che vi sia licenza di uccidere è cosa nota, basti vedere come chi deve applicare la Legge si prostri di fronte a coloro che uccidono. Si trovano cavilli, giustificazioni che in qualche modo alleggeriscano le pene, si scava nel passato dei criminali alla ricerca di tutte quelle situazioni conflittuali che nel tempo generano l’omicidio, si addita la Società civile come fosse questa sempre responsabile anche dei più efferati crimini, si invocano ravvedimenti, si concedono attenuanti sociali quando i protagonisti  di un crimine efferato provengono da nazioni disagiate a cui abbiamo improvvisamente aperte le frontiere. [banner network="altervista" size="300X250" corners="rc:0"]Figurarsi in auto, si parte dall’idea che un incidente può sempre accadere, dunque poco importa se si sfreccia con una Ferrari che decolla sull’asfalto o se si invoca la semplice distrazione, il colpo di sonno, quale causa di un evento luttuoso, poco serve sapere se l’omicida aveva ingurgitato farmaci che azzerano l’attenzione e se poi lo scriteriato potenziale omicida si impenna con la moto per dare spettacolo e magari uccide un bambino, illogico ritenere di comminare una condanna dura nei confronti del giovane criminale in erba, si rischia di rovinargli la vita, solo per aver commesso una ingenuità! Siamo “teneri” con chi uccide, ancor di più con chi lo fa a bordo di un mezzo di trasporto, non perché siamo più “buoni” degli altri, dove le pene le applicano davvero, ma perché non abbiamo il coraggio di amministrare una Nazione, a cominciare dai cittadini che non inorridiscono sufficientemente di fronte all’omicidio stradale, o che usano continue scusanti atte a giustificare il crimine, scervellandosi nel ricercarne le cause, auspicando perdoni da parte di coloro che hanno subito i lutti e attenzionando più l'autore del crimine che la sua vittima  e in questo bailamme, figurarsi i signori politici, nei loro scranni interessati soltanto ad accaparrarsi le migliori  poltrone e se la gente muore… chi se ne fotte!
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