Potrebbe essere ben diverso il
risarcimento che le vittime ed i loro familiari, in caso di parenti deceduti, potrebbero vedersi riconosciuto dopo il
disastro della nave Concordia della Costa Crociere. I risarcimenti potrebbero essere molto più esigui, in barba a quanto previsto dalla
Convenzione di Atene e successivamente di Londra, accettata dalla
Unione Europea e che prevedrebbe fino a 480 mila euro per ogni passeggero deceduto, fino a 2,700 per ogni bagaglio a mano andato distrutto e fino a 4.050 euro per ogni altro bagaglio stipato. Ma le cose potrebbero essere molto differenti per gli sfortunati passeggeri del transatlantico naufragato all’isola del Giglio.
Laddove non si trovasse alcun altro appiglio valido, la navigazione per mare, che vede origine fin dall’antichità, ha regole, in caso di disastri, settecentesche, le stesse che furono messe in pratica nel risarcimento dei passeggeri del
Titanic e che, purtroppo, ancora sono in vigore.
A complicare la già complicata vita dei superstiti e dei familiari delle vittime, ci si mette il
biglietto di imbarco in possesso al momento di salpare, anche se questi sia stato loro venduto da un
tour operator. Leggendo il biglietto ci si accorge di come sconcio sia ancora l’eventuale risarcimento che una Compagnia di navigazione potrebbe riservare di fronte ad un’immane tragedia come quella accaduta venerdì scorso. Perché facevamo riferimento al Titanic, perché in quella tragedia, che costò la vita a migliaia di persone, ai parenti delle vittime andò il corrispettivo del valore del relitto diviso per numero di trasportati. Poiché il relitto, come si sa, colò a picco, restarono le scialuppe, il cui valore doveva essere diviso per tutti colori che in quel disastro persero la vita o riportarono ferite.
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Nel caso della Concordia, potrebbe valere la stessa procedura, ovvero, limitare il risarcimento facendo riferimento al valore della nave incagliata e, comunque, per i familiari di coloro che hanno perso la vita, non dovrebbe profilarsi risarcimenti superiore a
80 mila euro a persona deceduta e c’è dell’altro ancora.
Sempre leggendo il retro del biglietto che, per il semplice fatto di essere stato acquistato prevede l’accettazione di tutte le clausole ivi contemplate, non sono ammesse
class action da parte dei feriti e parenti delle vittime, in quanto il viaggiatore ha rinunciato ad ammetterle non essendosi rifiutato di accettare le norme previste nell’unico documento che attesti la sua presenza quale ospite della nav al momento dell’imbarco.
Le cose potrebbero cambiare qualora
Costa Crociere ammettesse che non era nuova ad
altri incidenti con le sue navi da crociera per comportamenti non del tutto adeguati da parte dei responsabili della navigazione, pur senza arrivare al paradosso accaduto con il comandante della Concordia,
Francesco Schettino. In effetti la Compagnia ha avuto altri incidenti in passato, ma da qui a poter dimostrare che la stessa fosse consapevole di qualche comportamento non del tutto corretto da parte del suo personale, ce ne corre, eccome. Così come, importante segnalare che il
Foro competente è stato stabilito dalla Società presso la sede che questa ha in Italia, ovvero, Genova, ciò significherà intasare il tribunale di oltre 4.000 richieste di risarcimenti, con relative udienze che potrebbero durare anni prima di addivenire ad un accordo, visto che non è neanche lontanamente contemplata la possibilità, per chi abbia subito un sinistro dalla navigazione, che si possa proporre la sede del tribunale presso cui si risieda. Ma potrebbe accadere anche di molto peggio.
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Le vittime americane, infatti, si stanno giàattivando, tramite i loro agguerriti legali, per fare causa alla Costa Crociere e far valere quel principio secondo il quale la Società era a conoscenza di eventuali sinistri occorsi in passato con le proprie navi, fatto quest’ultimo che, come detto, invaliderebbe tutte le clausole previste dal biglietto di imbarco. E’ anche vero che per gli avvocati americani sarà dura spuntarla di fronte all’opposizione che farà la Società armatrice, ma non è detto che non si riesca in questo caso a far valere le proprie ragioni.Se così fosse, però, il Foro legale verrebbe spostato a Miami, appunto in America, nello Stato della Florida e tale Foro sarebbe competente per tutti gli occupanti della nave e loro familiari rimasti in qualche modo vittime della tragedia, indipendentemente dalla loro nazionalità.
Non sappiamo se, tuttavia, l’intervento delle
Compagnie di assicurazioni superi questi ostacoli previsti nella carta di imbarco dei passeggeri, così come pare auspicabile che Costa Crociere, proprio per tutelare l’immagine incrinata pesantemente da questa tragedia, potrà applicare trattamenti del tutto lontani dalle meschine norme che contemplano e tutelino l’imbarco e la traversata dei passeggeri in nave.
Tags: costa crociere, risarcimenti
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on giovedì, gennaio 19th, 2012 at 18:29 and is filed under Approfondimenti, Attualità, Cronaca, Difesa consumatori, Pubblica utilità.
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