Carburanti: vergogna Italia, quasi 10 euro in più a pieno rispetto all’inizio dell’anno

Sbraitiamo sul fatto che l'Italia debba riprendersi, ci indigniamo di fronte all'amara constatazione che nessuno voglia investire in Italia e che le aziende italiane vanno all'estero, parliamo di riforma del lavoro senza neanche immaginare che senza lavoro non può esserci nessuna riforma. Ma davvero riusciamo ad indignarci su un aspetto della nostra economia che già da solo è responsabile in larga parte dei guai che ci stanno capitando? Riportiamo per intero un articolo pubblicato da Help Consumatori che ci da bene l'idea di come stiamo precipitando sul baratro mentre l'attuale classe politica blatera su slogan del tipo "salva Italia ". Un pieno costa già 9 euro e mezzo in più rispetto all’inizio dell’anno. Nel giorno in cui si chiude il giro di rialzi avviato ieri da Eni ed Esso, con punte massime ancora in salita, i Consumatori tornano a denunciare il peso dei rincari dei carburanti sui bilanci sempre più esigui delle famiglie italiane. Secondo Staffetta Quotidiana, questa mattina si chiude il giro di rialzi avviato ieri da Eni ed Esso e dovuto ai forti aumenti dei prezzi internazionali verificatisi tra venerdì scorso e lunedì: le medie ponderate nazionali dei prezzi in modalità servito salgono sia per la benzina (+0,4 centesimi a 1,874 euro/litro) che per il gasolio (+0,2 centesimi a 1,780 euro/litro). Questa mattina hanno messo mano ai listini Esso, Q8, Shell, Tamoil e TotalErg. Quotidiano Energia segnala punte in salita che arrivano, a livello massimi, a 1,986 euro al litro per la benzina e a 1,820 euro al litro per il diesel, rispettivamente nelle Marche e al Sud, in Sicilia. [banner type="default" align="alignright"]Per Federconsumatori e Adusbef, “con l’aumento dei prezzi aumentano anche le ricadute per gli automobilisti: rispetto all’inizio dell’anno, il costo di un pieno è aumentato mediamente di 9,50 euro, e addirittura di 14,50 euro laddove il prezzo si attesta a 1,99 euro al litro”. Gli aggravi equivalgono per le due associazioni a 40 giorni di spesa alimentare: in pratica, “è come se una famiglia, per rifornire la propria automobile, abbia dovuto rinunciare ad oltre un mese di spesa alimentare”. Senza contare che le conseguenze dei rincari hanno un impatto diretto sui prezzi dei beni di largo consumo trasportati su gomma. [banner network="altervista" size="125X125" align="alignleft"]Le due associazioni tornano a chiedere l’applicazione dell’accisa mobile, meccanismo automatico che prevede una diminuzione dell’accisa quando il costo del petrolio aumenta, e la rinuncia al previsto aumento dell’Iva.
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