Politici: mandiamoli gentilmente a quel paese, possibilmente non il nostro!

Io sto con gli ultimi, sto con quelli che hanno perso persino la voglia di ribellarsi, persino la voglia di capire cosa mai stia succedendo in quest’Italia di questo millennio. Io sto con loro e se ci pensassimo un po’, tutti dovremmo  stare un po’ con loro. Non è retorica o ipocrisia, perchè alla fine c’è pesino tanto pragmatismo nello stare con gli ultimi, perché se un giorno dovessimo veramente avere la speranza di risanare l’Italia, dovremmo farlo partendo dal basso anzicchè dall’alto, cercando di risolvere veramente i problemi della gente, ultimi o penultimi che siano e ne guadagneremmo tutti. E, invece, guardiamo lo scannatoio in cui i soliti partiti, con le stesse identiche facce, gli opposti, si fa per dire, schieramenti fanno,  osserviamo i loro movimenti, si scannano, si soprafanno affannosamente, per cercare di non perdere privilegi, cercando di dire le stesse cose che dicevano i loro degni padri cinquant’anni fa in modo oggi più moderno e sicuramente più convincente. Ma le generazioni sono cambiate, loro no, sono sempre lì, finchè morte non li separi dai loro interessi e dai loro intrecci costruiti a regola d’arte. Una politica becera dedita al malaffare che alla fine riesce a coprire tutto e a creare il singolo capro espiatorio da dare in pasto ai giornali per dimostrare di essere intrinsecamente pulita ma che continua imperterrita a fare i propri comodi, sempre quelli, dove a vigere è il potere, il solito, basato sulle nomine, sui giochi di palazzo, un potere selvaggio che ormai non ha più ritegno alcuno quando lede i diritti del cittadino, perché è quello il mestiere dei politici a qualsiasi schieramento appartengano, schierarsi coi forti nell’esercizio diuturno volto all’amministrazione del proprio potere solo a danno dei meno forti, dei cittadini, degli ultimi. La speranza era tutta fondata sui giovani, quelli che a differenza dei loro padri e dei loro nonni avrebbero dovuto rifiutare fermamente questo stato di cose ed invece, provate ad entrare in una qualsiasi segreteria politica di qualsivoglia onorevole,  per capire come nulla sia mai cambiato. Le stesse situazioni, le stesse suppliche, lo stesso imbarbarimento della propria dignità nei confronti del sovrano alla stregua di vassalli pronti a tutto pur di ritagliarsi per sé un piccolo privilegio, un piccolo grande favore, una piccola concessione, spesso ai danni degli altri, che comunque li fa sperare in un futuro migliore. Ma è ancora possibile tutto questo? No, perché senza considerare il rifiuto che una tale situazione dovrebbe creare in ognuno di noi, considerato che proprio tale modus vivendi ha permesso alle organizzazioni malavitose di pascere indisturbate all’interno del tessuto sociale della nazione, oggi più che mai, la politica non è più in grado di mantenere quelle promesse, spesso del tutto disattese, cui ha basato la sua egemonia da oltre mezzo secolo a questa parte. Perché son cambiati i tempi, son cambiati i punti di riferimento nel mondo, insomma, è cambiato tutto, meno che i politici che continuano imperterriti a far finta che nulla sia cambiato, anzi, che ci dicono che tutto è cambiato per non cambiare nulla! Il risultato è che per quanto ci riguarda avremmo dovuto capire da tempo che basando la rinascita di una Nazione impedendo ai giovani di realizzarsi, di raggiungere i loro obiettivi, per lo meno sulla base dei loro meriti ed invece incapsulandoli all’interno di un sistema volto a premiare solo quelli appoggiati dalla politica, o dal potere in generale, si finiva per generare mostruosità. Un’economia a pezzi gestita da un potere economico rappresentato da classi dirigenti che non poteva e non vuole fare gli interessi della collettività, men che meno degli ultimi, ma che strenuamente continua ad opporsi ad ogni cambiamento, stravolgendo quello che doveva essere il vero significato del politico, portarlo al vero servizio del cittadino e non di quei mandanti, banche, centri di potere economico, malaffare, che di fatto ha legittimato la loro ascesa politica. [banner network="altervista" size="300X250" corners="rc:0"] Possibile che non ce ne accorgiamo? Possibile che non riusciamo ad essere mossi da un impeto di rabbia che ci faccia dire basta a tutto ciò, nel nostro stesso interesse e di quello dei nostri figli? Possibile che tolleriamo una nazione incastrata fra mille e mille caste che governano il tutto, possibile che non ci accorgiamo che fra mille lacci e lacciuoli che intrappolano la nostra nazione non abbiamo alcuna speranza di crescere perché le nostre aspirazioni finiscono intrappolate dagli stessi lacci che abbiamo imparato a tollerare, possibile che non capiamo che così facendo  dovremo sempre di più abituarci a rinunciare a qualcosa oggi, a qualcosa domani fino a dover rinunciare a tutto, a partire dalla nostra dignità oggi barattata per un pezzo di pane?  Incredibile ma vero, sembriamo non accorgerci in questo infinito letargo in cui siamo sprofondati, che dietro il solito gergo che ci istillano tutti i giorni, passando dal disavanzo di bilancio, alla spesa corrente per finire col debito pubblico, ogni giorno di più stanno facendo a pezzi lo stato sociale, la solidarietà sociale, il miglioramento delle condizioni del cittadino immolate sull’altare di una ripresa economica che non c’è e che non potrà mai esserci se a curare l’ammalato terminale dovranno essere dottori impreparati e in malafede che proclamano sacrifici continui alla collettività dall’alto della loro posizione economica e sociale intrisa di privilegi e di potere infinito. Può mai starci bene tutto ciò? Credo proprio di no, ragion per cui, alla prossima occasione, al primo dei soliti che ci chiederà il voto, restiamo  educati, manteniamo la calma,  mandiamolo soltanto gentilmente a quel paese, possibilmente non il nostro![banner type="default" align="alignright" corners="rc:0"]
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