Asili nido: ma quanto costano alle famiglie?

asilo_nido28   Ci sono ancora troppi bimbi in cerca di un asilo nido. E tante differenze nel costo dei nidi comunali da città a città: si va dai 515 euro al mese a Lecco ai 100 euro chiesti a Catanzaro. Differenze notevoli ci sono anche fra le regioni: la più costosa è la Valle d’Aosta con una media di 440 euro, la più economica è la Calabria con 164 euro (ma a livello nazionale qui in un anno c’è stato l’aumento più consistente, più 18%). Le tariffe sono piuttosto stabili: la retta media mensile per un bimbo iscritto al nido comunale è di 311 euro, un costo che incide del 12% sulla spesa sostenuta ogni mese da una famiglia. Questi i dati dell’ultima rilevazione sugli asili nido comunali, “C’è un nido?” realizzata dall’Osservatorio nazionale prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva. Fra i capoluoghi di provincia, solo 14 hanno aumentato le rette: l’incremento record a Cosenza (+117,3%), quello minimo a Trieste (+0,5%). Oggetto della ricerca sono state le rette applicate al servizio di asilo nido comunale per la frequenza a tempo pieno (in media, 9 ore al giorno) e, dove non presente, a tempo ridotto (in media, 6 ore al giorno), per cinque giorni a settimana. L’analisi ha considerato una famiglia tipo di tre persone (genitori e figlio 0-3 anni) con reddito lordo annuo di 44.200 euro e relativo Isee di 19.900 euro. I dati sulle rette sono elaborati a partire da fonti ufficiali (amministrazioni comunali) relativi a tutti i capoluoghi di provincia e agli anni scolastici 2014/2015 e 2013/14). Fra le città più care, fra quelle che offrono il tempo pieno, ci sono Lecco, Sondrio, Belluno, Cuneo, Alessandria, Imperia, Cremona, Trento, Aosta e Mantova, con costi che vanno dai 427 euro di Mantova ai 515 di Lecco. Fra le città meno care ci sono invece Catanzaro, Vibo Valentia, Roma, Trapani, Chieti, Campobasso, Venezia, Napoli, Salerno e Macerata. Nella Capitale il costo mensile medio di un nido è di 146 euro, a Venezia di 209 euro, a Napoli di 210 euro. La copertura garantita dai nidi comunali è però bassa. Spiega Cittadinanzattiva: “Fra liste di attesa e mancata copertura del servizio, sono ancora tanti i bimbi che di fatto non frequentano l’asilo nido. Secondo gli ultimi dati Istat, usufruisce del servizio di asilo nido comunale poco meno del 12% dei bimbi fra 0 e 2 anni, il dato varia però dal 24,8% dell’Emilia Romagna al 2% della Campania. Inoltre, uno su cinque resta in attesa di un posto nel nido comunale, con punte del 67% in Basilicata e del 51% in Valle D’Aosta. Disparità notevoli anche sulle ore di frequenza: l’87% dei capoluoghi garantisce il servizio a tempo pieno, mentre città come Potenza, Matera, Bari, Brindisi, Lecce, Cagliari, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa, Crotone garantiscono solo l’orario ridotto di sei ore”. “Chiediamo di rilanciare nel dibattito pubblico italiano l’adeguamento alle esigenze, anche economiche, delle famiglie italiane del servizio educativo per la prima infanzia”, ha dichiarato Tina Napoli, responsabile delle politiche per i consumatori di Cittadinanzattiva, “alla luce anche di quanto raccomandato dalla Commissione Europea nel 2013 con il documento “Investire nell’infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale”, con cui appunto raccomandava agli stati membri di adottare politiche dedite anche a promuovere l’accesso a servizi di qualità a un costo sostenibile. E’ necessario”, ha continuato Napoli, “prevedere una maggiore flessibilità per i servizi, una revisione degli orari, un’offerta integrata con le molteplici ma disomogenee esperienze di welfare aziendale e di soluzioni alternative. Ripensare il modello di servizio è urgente per permettere di frequentare l’asilo ad un maggior numero di bambini e a costi sostenibili.” Help Consumatori contatori  
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